martedì 2 novembre 2010

Cos'è successo in un anno?

Cerco di Volare, a ottobre, ha volato per un anno intero. E che anno.
Un migliaio di giorni fa stavamo cominciando a ragionare e studiare la possibilità di tramutare i nostri sogni nell’impresa di creare un’azienda che rispondesse in tutto e per tutto ai nostri principi. Dodici mesi fa il lancio ufficiale del progetto, con i sospiri per essere riusciti a "salpare", e ora Cerco di Volare è una bella realtà  in crescita, che batte le ali con energia e passione, conosciuta non solo da un manipolo di amici, ma molte centinaia di persone.

Non è stato certo un anno facile. Le difficoltà per le società di nuova costituzione, le start-up, sono veramente imponenti. Tanto più se non sono costole di grandi aziende che decidono di investire in maniera importante in qualche business, ma nascono da una visione di individui che non fanno ancora gli imprenditori di mestiere e sono alimentate dai risparmi personali. 

Da aggiungersi vi è la crisi economica che, impietosa, ha determinato una scure sugli aiuti e sulle concessioni alle nuove imprese. In altre parole, solo fino a due anni prima della nascita di CdV, si poteva sperare di beneficiare di qualche migliaio di euro a fondo perduto che governo, camere di commercio, UE etc destinavano alle start-up. Quando CdV si è affacciata sul mercato, gli aiuti per la nostra realtà sono stati in buona sostanza pari a zero.
Così, dopo la tempesta dei primi mesi, sommersi da procedure burocratiche, registrazioni, aperture profili, business plan, presentazioni, colloqui con produttori e fornitori, ora siamo fuori dal momento di ciclone amministrativo e possiamo dedicarci alle valutazioni del presente e alla pianificazione del futuro della nostra piccola creatura. 

Il presente lo vendiamo entusiasticamente, proprio in virtù di ciò a cui abbiamo potuto assistere in questo anno: il costante incremento dei contatti dei siti, del numero di amici nei social network, delle interazioni con coloro che conoscono CdV e degli acquisti online o alle fiere. Non è stata una vertiginosa esplosione di numeri, come alcuni casi da studiare, ma un deciso e persistente progresso, dovuto anche alla forza del passaparola, che giorno dopo giorno ci ha regalato la soddisfazione di vedere un’idea che prende forma e si convince di avere i numeri per rimanere in vita e svilupparsi, alimentandosi di scelte consapevoli, di trasparenza, di empatia e scambi di opinioni con sempre più persone.
Anche i media hanno risposto in maniera inaspettata a Cerco di Volare. Interviste in web radio e in web tv ci hanno permesso di trovarci davanti a microfoni e telecamere a raccontare della nostra esperienza… un’emozione e un'opportunità che io per primo non pensavo si potesse verificare in tempi così brevi, invece è capitata la prima volta già nei primi mesi di vita.
Se sei incuriosito, puoi vedere o sentire Cerco di Volare, cliccando qui sotto:
         
Da una decina di giorni, poi, in concomitanza del compleanno numero uno della nostra azienda, abbiamo lanciato le magliette e le shopper ufficiali Cerco di Volare.
E’ stato il consueto lavoro di concerto con amici, parenti, conoscenti e tutti coloro che hanno avuto piacere di esprimere la loro opinione e… coinvolgenti, divertenti e anche animati, sono stati moltissimi i dibattiti a tutto campo: si è discusso di marketing, comunicazione, logistica, distribuzione, sui disegni da stampare sulle magliette, i colori da utilizzare, dove posizionare il logo, che taglie produrre.
Alla fine un altro sogno è divenuto concreto.

Per il futuro, siamo pieni di idee e di nuovi progetti al vaglio per essere sviluppati e sbocciare al momento giusto, un insieme di sfide che vogliono continuare a mantenersi sui binari dell’eticità e del rispetto ambientale: libri, prodotti per il benessere, iniziative culturali, nuove rubriche internet, sezioni formative e molto altro.
Sicuramente come prossima tappa, a dicembre, rinnoveremo l’iscrizione al Club Imprese per la Natura del WWF per il 2011, un impegno che sentiamo come fondamentale per essere fedeli ai nostri valori.
 
Ecco, a un anno di distanza dallo start ufficiale di Cerco di Volare, era corretto che Diario di Volo ospitasse anche un bilancio di quanto fatto e dei mondi in cui sogniamo di entrare nel prossimo futuro.
Terminiamo allora con i ringraziamenti.
Grazie a chi ha assistito alla nostra fase embrionale con scetticismo, come un’idea irrealizzabile e utopistica; hanno rappresentato una tappa comunque necessaria per cominciare a percepire i venti del mercato, le necessarie perplessità e le giuste domande che di lì a poco sarebbero arrivate da più parti e comprendere, quindi, i punti su cui lavorare.
Grazie di cuore a tutti coloro che hanno espresso opinioni e pareri, magari contrari ai nostri, ma costruttivi e utilissimi per raccogliere le forze e la convinzione in ciò che stavamo creando.
Ai tanti amici che ci supportano con commenti, inviti ad altri amici, proposte, consigli sulle pagine dei siti ufficiali, Facebook, blog, altri social network e anche di persona.
Agli amici con le ali che ci inviano articoli per i siti, che si mettono in gioco per divenire modelli per presentare le proposte CdV, che si fanno intervistare per sondaggi, che diventano speaker per i trailer, che ci inviano schizzi e disegni per identificare le soluzioni grafiche migliori.   
Ai media che hanno investito tempo e spazi per ospitare nostre interviste, spesso pubblicate a fianco di famosi personaggi.
Un abbraccio riconoscente a coloro che hanno deciso di acquistare nostre realizzazioni.
E un pensiero profondo a chi è una stella per CdV, anche  per portare in vita l'ultimo progetto delle magliette e delle shopper EquoSolidali, come una delle preziose fonti di ispirazione e confronto Rada Dragoman, il fotografo Giancarlo Mannetta (nelle ultime due immagini di questo post alle prese con le fotografie delle magliette CdV), il nostro web master Andrea Umiliani e le società con cui collaboriamo dal giorno zero, che hanno saputo vedere in noi qualcosa di superiore al fatturato che potevamo generare nel breve periodo per loro.

Ma ora, abbandonando i romanticismi per un attimo… siamo già in movimento verso il progetto numero tre, legato questa volta alle arti visive… e come sempre ti terremo aggiornato.
A presto!



domenica 19 settembre 2010

Settembre, il mese delle mete

Settembre è un mese eccitante, che racchiude in sé altissime potenzialità.
E’ come essere seduti su una spiaggia e avere di fronte una superficie di sabbia su cui poter disegnare col dito ciò che vogliamo, fare ipotesi e fantasticare su possibili scelte che, se realizzate, avranno conseguenze, piccole o grandi, ma che rimarranno comunque per sempre in noi, aiutandoci a star meglio, migliorare ed essere più soddisfatti. 

Quando rifletto sulle cose che la vita mi ha insegnato fino ad oggi, o forse meglio cosa io sono stato in grado di apprendere, non posso fare a meno di pensare anche all’importanza di ritagliarmi dei momenti, oltre il lavoro, in cui possa dedicarmi a far esprimere il mio corpo o “nutrire” la mia mente in modo libero da condizionamenti, secondo quello che solo i sogni e le passioni mi dettano.
Da adolescente, in realtà, guardavo sempre con ammirazione le persone che sapevano amministrare il loro tempo, inserendo nel planning settimanale anche corsi o comunque spazi differenti dallo studiare, stare in compagnia e dormire. Ne ero affascinato ma, pur avendo tempo libero, non mi sentivo proprio di possedere l’energia psichica e nemmeno la capacità organizzativa per concentrarmi seriamente su altro che non fossero i miei impegni di scuola.
Ma era interamente un mio limite e in quella fase della mia vita, probabilmente, andava bene così.
Infatti, finiti gli anni di studio, come sementi che rimangono nella deserto per molto tempo e al primo acquazzone fioriscono in modo inaspettato, apparentemente dal nulla, anche io mi sono buttato timidamente in attività extralavorative, conscio anche di quanto da anni mi sarebbe piaciuto farlo.
Mi si è aperto un mondo davanti, e quei percorsi intrapresi, sia di conoscenza che di attività fisica, sono divenuti parte imprescindibile e complementare della mia persona, soprattutto in un’ottica di completezza e di sviluppo del proprio io.
E’ veramente stato come scoprire un tesoro. 

Pensiamo alla stanchezza che a fine giornata lavorativa ci investe, poco cambia che sia psicologica o fisica. Spesso e per una larga parte di popolazione incide in maniera rilevante su come verrà spesa la risorsa tempo. L’idea di sobbarcarsi altri compiti può non essere il primo pensiero, in più la televisione nel trascorrere degli anni ha maturato un ruolo riempitivo sempre più preponderante, divenendo per tantissimi un grosso partner di pomeriggi e serate. Non è mia intenzione dipingere scenari apocalittici, anzi negli ultimi anni pare di poter assistere a uno spuntare di corsi e attività in cui si cimentano ragazzi, adulti e anziani, ma di sicuro è che sono stati assorbiti dalla fruizione passiva del mezzo televisivo molte possibili attività ludiche, intellettuali e sportive. Bisogna riconoscere che gli impegni sono molti e spesso vi sono reali e seri problemi economici.
Ma gli esseri umani sono per loro natura curiosi, esploratori, creativi, scopritori.
Così credo che questo DNA possa essere oscurato a noi stessi, coperto da stanchezza e sovraccarichi di responsabilità, ma la vitalità che può regalare aggiungere ingredienti nuovi alla propria vita, imprevisti solo qualche anno prima o magari sognati da tempo, ci permette di liberare vera energia positiva, con la potente fionda della fantasia.
La nostra vita diviene più vivace e frizzante se stimolata con attività volontarie di apprendimento, conoscenza, movimento o aiuto agli altri, in altre parole facendo qualcosa di assolutamente personale che ci allieta e ci arricchisce. Si mettono in moto processi cognitivi magari sopiti dal periodo della scuola, si impara a organizzare il proprio tempo in modo da non escludere la propria individualità e non si rimane rapiti da soluzioni apatiche o sterili. Ci si sente e si è effettivamente più in salute. Essere consapevoli di essersi prefissato un obiettivo e averlo raggiunto, sprigiona forza e aumenta l’autostima. Molte volte poi questo tipo di scelte ha anche risvolti connessi con il proprio lavoro, incrementando le capacità e la predisposizione a imparare. 
Insomma, circoli virtuosi sorprendenti, che a distanza di anni potrebbero anche farci venire il coraggio e l’ambizione di nuove sfide e traguardi mai nemmeno ipotizzati. Sogni che inaspettatamente possono un giorno tramutarsi in un nuovo lavoro o una nuova fonte di reddito, in ogni modo, capaci di apportare nella propria esistenza quel “qualcosa in più”. 

Non si sta parlando di sfide ai confini dell’umano, di menti geniali capaci di prendere più lauree studiando la sera, la notte e nei fine settimana, anche in età adulta e magari facendo un lavoro full-time. Non vuol dire nemmeno spendere metà stipendio per tutti i corsi che una persona si riesce a immaginare, in maniera da sconvolgere equilibri economici e fisici. 
Si tratta di piccoli fiori, per lo più semplici e privati. Dell’importanza di avere uno spazio “riservato” di una sera alla settimana in cui si spegne tutto ciò che di elettronico si trova nei paraggi e si istituisce l’appuntamento lettura, apportando al nostro cervello imput, emozioni e sapere nuovo, allenandolo all’interesse a all’attenzione.
Fa fiorire l’individuo il solo ritagliarsi una lezione ogni 7 giorni per praticare una lezione di yoga, per esempio, riattivando il proprio corpo in movimenti nuovi, apprendere qualcosa sulla filosofia che sottende a questa stupenda disciplina, conoscere persone nuove, organizzarsi per trovare il tempo di recarsi regolarmente al corso. E poi la magia di sentire gli effetti benefici della pratica, dal risveglio muscolare alla riconquistata agilità, dalle cervicali che dolgono di meno alla schiena che pare ringiovanire, dal dormire pacificamente senza difficoltà al senso di benessere generalizzato che si prova. E da lì maturare la volontà di mangiare meglio, di rispettare di più i ritmi interni e la propria natura, di diventare portavoce di nuove sensazioni e scoperte rendendo partecipi amiche e amici, l’idea di fare yoga un giorno al parco o di cimentarsi in altro di affine.
E’ solo un esempio, tra l’altro, mi scuserete, piuttosto autobiografico, ma quasi tutto il tempo investito ha caratteristiche analoghe, basta sbrigliare l’immaginazione. 

Tre anni fa cominciavo un corso di lingua spagnola di primo livello e ricordo che una delle compagne di classe ci lasciava tutti esterefatti. Era una deliziosa nonnina di ottant’anni, iscrittasi partendo come molti di noi quasi da zero, puntuale, attenta, motivata, che svolgeva diligentemente i compiti a casa, prendeva appunti senza perdere un concetto e si lanciava a parlare la lingua di fronte alla classe con passione, superando le timidezze in maniera esemplare… oltre a ciò era molto simpatica e ironica, e ci trovammo presto concordi nell'affermare che sarebbe fantastico arrivare anziani con una simile forza interiore e amore per la vita.
E Renza ci confermò che sognava da sempre di imparare lo spagnolo, e che la cosa era totalmente per sé stessa, per vedere film in lingua originale o per concedersi una vacanza nella penisola iberica, sentendosi straniera ma solo in parte.
Una ottuagenaria cittadina del mondo, a mio avviso, lei stessa una delle meraviglie del mondo. 

Si può inserire nel proprio palinsesto di impegni settimanali corsi o momenti più legati al corpo come nuoto, arti marziali, danze etniche, moderne o classiche, corsa, pallavolo, calcio, basket, passeggiate, bicicletta. Oppure maggiormente orientate a mente e fisico insieme, come Yoga, Tai Chi, arti marziali. Ci si può dedicare all’apprendimento di qualche insegnamento o a frequentare scuole, come lingue straniere, fotografia, alfabetizzazione informatica o approfondimento di applicativi software, scrittura creativa, studio delle religioni, pittura, decoupage, erboristeria, conoscere il dialetto del luogo, parlare in pubblico, storia dell’arte, giardinaggio. Ci sono anche gruppi in cui si trova per leggere libri, si parla di politica, di storia, di cultura, si partecipa a mostre e avvenimenti. E’ considerevole, soprattutto in Italia, anche il numero di persone che si dedica ad attività di volontariato che possono consistere, a titolo puramente esemplificativo, nel condividere esperienze ricreative con persone diversamente abili, andare a trovare anziani ricoverati in case di cura, anche solo per parlare con loro, diventare volontari della Croce Rossa, aiutare organizzazioni no profit in campagne di sensibilizzazione su problematiche importanti, dare il proprio contributo perché i canili diventino posti più accoglienti, prendere parte a campagne di civiltà. 

Le proposte e le alternative sono numerosissime e possono soddisfare quasi tutte le inclinazioni. 

Se e quando i tempi saranno maturi, primo o poi si partirà per questa piccola grande impresa di aprirsi al nuovo. Ma si può certo agevolare e stimolare questo processo. E settembre è il periodo forse migliore per concedersi di essere bambini a qualunque età, proprio perché molte realtà cominciano le loro attività in concomitanza della riapertura delle scuole. Si può approfittare di appuntamenti, serate di presentazione e di prova, di conoscenza reciproca. Molte volte è possibile accedere in qualunque momento, ma settembre rimane un mese florido ed elettrizzante proprio per il fervore dovuto all’apertura e preparazione della maggioranza dei corsi, che si svilupperanno poi durante l’anno. E così si può giocare a liberare i sogni e chiedersi cosa si vorrebbe fare proprio ora che si è grandi, informarsi qua e là su cosa stanno organizzando associazioni, circoli culturali, università della terza età, scuole civiche, palestre, centri ricreativi, organizzazioni no profit, gruppi che si creano spontaneamente trovando momenti e punti di ritrovo. 

Basta collegarsi a internet, digitare il nome di qualcosa che ci incuriosisce, aggiungere la parola corso, incontro o appuntamento e… si parte, stiamo già cominciando a crearci uno spazio nostro e ad alimentare la nostra fantasia, energia e creatività.
Attenzione però, da adesso in poi sarà difficile tornare indietro!

lunedì 30 agosto 2010

Milano è mia.

Le grandi città in agosto…

Per le città turistiche è un'altra cosa: colonne intere di turisti, click fotografici ovunque, hotel “tutto esaurito”, ristoranti staripanti di persone, un allegro e stimolante cicaleccio di decine di lingue diverse.

Milano da tempo aspira a divenire una meta turistica alla pari di Roma, Firenze, Pisa, Napoli e moltissime altri luoghi italiani. In realtà la vera promozione a questo rango non c’è ancora stata del tutto. Certo le attrazioni di livello assoluto ci sono: il Duomo di Milano, il Castello Sforzesco, la Pinacoteca Ambrosiana e di Brera e molto altro. E’ una città veramente da scoprire e si  vedono praticamente per tutto l’anno turisti incuriositi e affascinati. A volte moltissimi, altre in numero più limitato.
Stazione Centrale
Possiamo dire che, nonostante il turismo estivo, la mancanza delle persone che durante l’anno si riversa in centro per lavorare crea sempre l’impressione di una città che si svuota. La crisi, per cui molti riducono la durata dei soggiorni o non si allontanano da casa propria, e le diverse abitudini, che non concentrano le vacanze solo ad agosto e Natale, fanno sì che Milano non sia mai del tutto deserta, cosa che succedeva immancabilmente anni addietro. Ma la differenza è tangibile: le strade si percorrono in auto senza code, i mezzi pubblici, nonostante riducano le corse, spesso permettono di trovare un posto a sedere, a piedi ci si sente di compiere quella che sarebbe tacciata come una sorta di pazzia durante il resto dell’anno, ossia azzardare l’attraversamento delle corsie fuori dalle strisce pedonali, in bicicletta è percepibile la sensazione di minori rischi per sé rispetto ad altri mesi. Credo che tolte le coste, la montagna e le città turistiche, siano ad ogni buon conto molti a vivere situazioni simili, qua e là per l’Italia.




Lavori per il Progetto Garibaldi
Ad agosto, giorno dopo giorno si assiste al mondo che cambia intorno a te, la città diviene diversa mentre tu non devi fare nulla perché ciò accada, e per una volta è un cambiamento che ti rallegra. Stare a Milano diviene così una piccola, semplice e inaspettata vacanza. Ci sono i lavori per l’EXPO 2015 che cominciano ad essere una realtà importante nel panorama milanese, ma l’aria è più leggera, senti meno smog, la gente pare più rilassata, fare la spesa è quasi piacevole, cedere il posto a una persona che si affretta per superarti in un parcheggio risulta divertente, si cammina guardando alla vecchia metropoli con occhi diversi. Chi deve lavorare sente la città più piccola… recarsi al lavoro comporta tempi di percorrenza quasi dimezzati: “è vero, in fondo poi non abito così lontano dall’ufficio!” Coloro che hanno le ferie ma non lasciano le proprie abitazioni possono trovare decine di cose rilassanti da fare. Per esempio passeggiare con passo curioso e rilassato da turista, prendere un caffè alla Madonnina, trascorrere una mattinata rilassante nelle librerie del centro e, senza doversi affannare particolarmente, tornare in tempo per il pranzo, assistere alla visione di film o concerti all’aperto, riscoprire i luoghi limitrofi alla propria residenza. Tutto sembra essere diverso.

Ci si sente a dir la verità un po’ superstiti, compagni di viaggio senza un viaggio, in un’esperienza forse più interiore che fisica. Quante riflessioni…
Cosa ci spinge tutti ad accalcarci, in milioni, in agglomerati urbani di una cinquanta chilometri di raggio? Certamente in pochissimi andrebbero a vivere in montagna per poi doversi svegliare di notte per compiere un lungo tragitto per arrivare la mattina al luogo di lavoro… ma qualche fantasia  affiora alla mente, leggera e naturale. Che bella sarebbe una città a misura d’uomo, con meno nervosismo, rumore, puzza di gas di scarico, con meno calca per qualsiasi cosa si debba fare e, d’altro canto, con più calma, ariosità, gentilezza.
Con più facilità si intavolano discorsi tra i “rimasti a casa", quasi spontaneamente si condividono impressioni e sbalordimenti sull'altra faccia di Milano, volano i “… fosse sempre così…”.  E quando arriva il momento del controesodo alcuni si sorprendono a non volerlo poi fino in fondo, si diviene un po’ gelosi di tanta pace e distensione… come se per il fatto di aver saltato le vacanze si divenisse proprietari della città. Ridicolo, ma in tutta onestà è capitato sovente anche a me. 

A volte poi accadono cose inaspettate, come il giorno di ferragosto. Verso sera, dopo l'ennesimo giorno piovoso, si sono cercate macchine fotografiche e si sono scambiati sms e telefonate per informarsi l'un l'altro che su Milano era apparso un incantevole e indimenticabile doppio arcobaleno.

 
Il doppia arcobaleno di ferragosto a Milano



Cerco di Volare è un sogno importante e coinvolgente, che voglio far crescere, comporta molto lavoro e un impegno economico non indifferente. Così per il secondo anno consecutivo ho deciso di non fare vacanze per dedicarmi alla cura dei siti, ai progetti futuri, al riordino dei documenti, a scrivere, a risparmiare.
Il tutto senza nessun rimpianto: l’entusiasmo e gli stimoli che provo grazie a Cerco di Volare non mi fanno praticamente mai sentire la stanchezza o la noia. Ogni nuovo passo comporta la necessità di studiare, approfondire, di conoscere opinioni di esperti, apprendere l’utilizzo di sconosciuti programmi informatici, leggere libri, prendere importanti decisioni ed entrare in contatto con persone mai viste prima, spesso eccezionali, vista anche la natura dell’impresa Cerco di Volare.
Così arrivo ad agosto che ho un elenco abbastanza cospicuo di cose da fare.
Ma anche l
'esperienza della grande città in parziale "abbandono" può tramutarsi in qualcosa di spettacolare, dedicando almeno un po' di tempo a se stessi e lasciandosi andare a emozioni piene. Rigeneranti pause nuotando in piscina, a passeggio, al cinema, su una panchina mangiando un gelato, a zonzo senza meta, gustandosi il silenzio dove di solito è impensabile trovarlo, camminando lentamente nei parchi… senza frenesia... può divenire stupendo.
Sono sicuramente convinto di voler riprendere a fare un po’ di vacanza il prima possibile, sono tanti i posti che vorrei visitare, ma ciò che ho a cuore è raccontare quanto luoghi meno caotici e inquinati siano capaci di donarci un’energia incredibile, rispetto agli stessi nei lunghissimi periodi in cui si vive praticamente l’esatto contrario, alla stessa longitudine e latitudine, come in mondi paralleli.

Una mattina verso ferragosto ho portato mia nonna 84enne a fare una passeggiata in Villa Ghirlanda, a Cinisello Balsamo. Nello stagno tartarughe, oche e pesci, e in giro bambini, genitori, nonni, uccellini, cagnolini e un silenzio coinvolgente davano l’idea di essere in un minuscolo paradiso terrestre. La recalcitrante nonna, che “me ne ha tirate” non poche per aver insistito e convinta ad uscire da casa, è tornata nella sua poltrona con occhi vivi e felici.
Eh sì nonna, siamo a Milano. Non sembra vero abbandonare la macchina senza dover fare cinque giri del parcheggio, vedere il cartello “si avvisano i gentili clienti che il parcheggio il mese di agosto è gratuito”,  attraversare la strada con lei al braccio, senza doverle vedere i capelli elettrizzati in testa per il caos e la velocità delle macchine che solitamente gli avrebbero sfrecciato a fianco.

Che meraviglia.

Insomma, sia chi ha potuto apprezzare vacanze in luoghi italiani o esotici sia coloro che non hanno viaggiato, nel riacclimatarsi alla precedente vita metropolitana, credo possano facilmente maturare qualche pensierino sull’ultimo periodo passato e qualche proposito sul futuro. Succede anche a te?
Il desiderio di più spazi per sé, di un equilibrio vero e di un maggior contatto con la Natura credo proprio incontri molte persone.

So che c’è il tentativo di grosse aziende, come a Parigi per esempio, di uscire dal centro delle città per delocalizzare addirittura le sedi, spostarsi in periferia, beneficiando di vantaggi in termini di costi, spazi e addirittura tempi. Non sarebbe male credo. Sicuramente bisognerà studiare tutti gli effetti, i risultati nel medio e lungo periodo  e le possibili controindicazioni.
In ogni modo, grazie alle nuove tecnologie e a causa di nuove necessità ecologiche e di abbattimento dello stress, potrebbe veramente risultare interessante trovare soluzioni per riprenderci spazi più umani, anche allontanandoci dai centri.
 

Di sicuro c'è che tutta l'energia psichica positiva che prende forma dalle meditazioni successive al periodo vacanziero, anche in questo caso, potrebbe portare a nostre decisioni nel breve periodo, che impatterebbero subito sulla nostra vita e poi sull’Ambiente che ci circonda. Utilizzare i mezzi pubblici ha vantaggi ovvi e conosciuti oramai da tutti.
Passeggiata in Porta Venezia
Spesso vengono scartati anche perché non si considera di utilizzare il viaggio, cosa valida tanto più se è lungo, come un momento in cui ci si regala la possibilità di leggere libri o giornali, scrivere, rilassarsi. Molto è da fare per ottenere mezzi di comunicazione eccellenti, ma penso che in fondo si possa scendere al compromesso di utilizzarli il più possibile, in cambio anche di risparmio economico e della soddisfazione di sapere quanto stiamo facendo per la Natura.
Nello stesso modo si può decidere di investire il proprio libero scoprendo mete solitamente non battute dai più, ma ugualmente amene. Sono molti i parchi e parchetti non “vissuti” perché meno conosciuti. E rivivere l’hinterland permette di scoprire un patrimonio e un insieme di possibilità e alternative, spesso suggerito anche dai comuni, che sarebbe un peccato trascurare, e che ha il vantaggio di non essere paralizzato dal troppo pubblico, pur mantenendo qualità, sapore, fascino  o valore storico-culturale.
Si può ricominciare ad amare l’andare a piedi e in bicicletta.

Sono una moltitudine le azioni che possiamo intraprendere per riprenderci le metropoli e per viverle in modo sano e vitale.
E la stessa città, partendo da noi e per noi, potrebbe cominciare a cambiare.

domenica 15 agosto 2010

Paris regala le sue scarpe da 5.000 euro all'amica tantissimo del cuore!

Subito il campo sgombro da qualsiasi dubbio: non ho nessuna intenzione di scrivere di Paris Hilton, né in positivo né in negativo. 
Lo scopo  del titolo di fantasia, sgrammaticato e infantile, è introdurre in maniera inconsueta l'argomento di questo post e ironizzare sui molti servizi televisivi e articoli su carta stampata che non sono poi di tenore così distante da quello che avrebbe potuto seguire la bizzarra intestazione.
 
Quindi nessun viaggio nel mondo dei vip, il tema che mi  sta invece a cuore è il ruolo dell’informazione in senso più generale e le considerazioni che ne possono scaturire.
Perchè riflettere su come i circuiti e le regole della comunicazione impattano sulle nostre vite
non è assolutamente tempo perso, la semplice operazione è un atto di maturità che può concorrere a renderci intellettualmente più vivaci e liberi.
Ed è un esercizio meno filosofico di quanto potrebbe apparire di primo acchito.

In questi giorni mi sono sorpreso più volte a ragionare su quanto le crisi hanno un peso diverso nei media e su come noi reagiamo in maniera altrettanto differente. Non è certo un pensiero rivoluzionario: sovente si possono sentire accorati appelli di organizzazioni no profit, associazioni culturali, minoranze, gruppi politici, persone vittime di abusi. Essi lamentano una silente  indifferenza dei mezzi di comunicazione di massa verso problematiche e istanze oggetto delle loro battaglie. Sanno bene che se le loro tematiche non verranno trattate sufficientemente, è come se in un certo modo anche di fatto perdessero importanza, e nelle agende politiche, nell’opinione pubblica e in chi deve intervenire per dargli seguito o risolverle, sarà maggiore la probabilità che vengano dimenticate, insabbiate o affrontate con poca convinzione.


Pensavo in particolare al ruolo riserbato dai telegiornali e dai giornali ai disastri cominciati a fine luglio, a causa delle alluvioni provocate dalle piogge monsoniche, che hanno messo in ginocchio soprattutto il Pakistan, ma anche Cina e India. La situazione in Pakistan non pare meritarsi lo spazio che sarebbe commisurato alla portata effettiva della catastrofe. Eppure la spropositata calamità ha provocato migliaia di morti, ha colpito 20 milioni di persone che sono a rischio fame e malattie, tra cui il colera che immancabile in questi casi si sta cominciando a presentare. L’ONU lancia appelli per raccogliere 460 milioni di dollari per far fronte all’emergenza inondazioni e ha parlato di una tragedia di dimensioni enormi che, non per l’attuale numero di morti ma per la devastazione, è paragonabile allo tsunami del 2004, i terremoti in Kashmir del 2005 e al sisma di Haiti del gennaio di quest’anno. Tutti insieme. 

I mezzi di comunicazione non paiono trattare ciò che sta accadendo in Asia con sufficiente interesse e costanza, non è scattata quella gara di solidarietà che per altre tragedie si innesca, latitano gli appelli per sensibilizzare le persone al problema e per trovare come aiutare gli abitanti di queste regioni, magari con il classico dono di un sms o tramite bonifico bancario.
Ci sono alcune crisi umanitarie che vengono percepite come prevalenti e sono di interesse globale, sentite come disgrazie che ci toccano da vicino e ci commuovono. Altre di cui a malapena sappiamo di cosa si tratta. Non è una sterile accusa ai telespettatori e ai lettori: molti dovrebbero probabilmente avere un’occupazione che gli potesse permettere di dedicare un quarto della giornata lavorativa alla lettura dei quotidiani e dei principali approfondimenti per sapere tutto ciò che conta veramente. Ma oggettivamente quasi nessuno ha un lavoro di questo genere.

Certamente è a dir poco limitante che molte realtà non vengano presentate adeguatamente perché altri decidono sistematicamente cosa è degno di essere trattato e in che modo. Il paradosso è che se una notizia non è veicolata nei telegiornali in maniera importante o non viene ospitata
dai giornali nelle prime pagine, si colloca subito come un fatto di serie B. E se i media limitano gli spazi concessi a poco più di concise ANSA o piccoli trafiletti, spesso il fatto, sebbene di rilievo, cade in una sorta di spirale dell’oblio e abbandona lo status di informazione che può essere raccontata diffusamente, proprio perché non raccoglie più alto coinvolgimento e partecipazione. E rischia seriamente di vedere calare il sipario su se stesso e venire dimenticato, salvo magari essere rispolverato più avanti da qualcuno e ritornare forse di interesse pubblico.
 
Naomi Campbell può ottenere per giorni una gigantesca risonanza mediatica, con il lancio del suo cellulare contro una governante, ben maggiore di quella che riesce a conseguire una bomba che uccide decine di persone in Africa o del drammatico aumento dei suicidi nelle carceri italiane. Eppure dietro a questi avvenimenti ci sarebbero un mondo di retroscena da comprendere, storia da conoscere, dinamiche da indagare.
La cronaca nera e rosa risultano molto seguite e capaci di ingenerare una curiosità che porta talvolta a seguiti programmi di stucchevoli  approfondimenti e analisi di sfumature che sconfinano anche nel morboso. I dettagli di un delitto che colpisce l’opinione pubblica, ad esempio, vengono studiati, proposti e riproposti, interpretati, fatti vivere al telespettatore e ai lettori molto oltre il concepibile e l’onestà intellettuale. Si tratta di un mare di tempo e di molte energie investite sia dai media che dalla gente comune. Giganteschi forum di discussione trasversali un po’ a tutto, dai mezzi di comunicazione ai dibattiti nei pub, fuori casa se ne parla anche con gli sconosciuti mentre si prende il caffè la mattina, fioccano le analisi psicologiche degli indagati, sono molte le perizie basate su ciò che si è scoperto dedicandosi “scientificamente” al caso da telespettatori, vengono emessi verdetti inappellabili dopo aver soppesato ogni variabile, non ci si lascia nemmeno scappare “doverose” considerazioni sul look degli imputati, ondate di sdegno, curiosità o paura serpeggiano e crescono repentinamente nella gente.
Poi di colpo il silenzio mediatico. La notizia ha saturato.
Dopo improvvisamente il nostro di silenzio. La notizia è oramai percepita come vecchia.

La microcriminalità ne è un buon esempio: periodicamente viene affrontata come fenomeno fuori controllo, per mesi interi, provocando talvolta generalizzati stati di insicurezza e ansia. Problema reale, sicuramente, la cui risoluzione è una tappa imprescindibile per le società di tutto il mondo. Il punto è la delicata differenza tra ciò che viene presentato come criticità, la cui risoluzione non è più procrastinabile perché alla deriva, e la realtà dei fatti. Le statistiche ci raccontano che la microcriminalità, compreso in verità anche il numero di omicidi, risulta in calo negli ultimi anni: lungi dall’essere appagati e decretare chiusa l’azione contro la malvivenza, ma forse al momento il “diritto” alle prime pagine e ai cori di allarme dovrebbero averlo altre notizie.  

Sono molte le vittime, forse meno metaforicamente di quanto l’espressione potrebbe suggerire, lasciate sul terreno nella corsa per accaparrarsi l’interesse del pubblico. Affidandoci alle solenne promesse e ai proclami di circostanza dei vertici della politica e della società industrializzata, a cui apparteniamo, molte crisi avrebbero dovuto divenire uno sbiadito ricordo nel giro di qualche decennio, ma sono tutt’altro che acqua passata. Rimangono invece sulle “prime pagine” di centinai di milioni di persone nel mondo che, loro malgrado, devono vivere in prima persona ogni giorno della loro vita queste tragedie: dalla fame all’HIV/AIDS, dalle guerre ai genocidi, dal razzismo alle violenze sulle donne.
Una lettura illuminante, di meno trenta pagine e completamente gratuita, è il Rapporto dei Medici senza Frontiere “Crisi Dimenticate 2009”, realizzato in collaborazione con l’Osservatorio di Pisa, istituto di ricerca e di analisi della comunicazione. Lo trovi cliccando qui.
Nel rapporto vengono presentate significative analisi e importanti spunti di riflessione, anche se spesso agghiaccianti.
Qualche dato esemplificativo mi permetterà di spiegarmi meglio.
Colpisce che nel 2009 solo il 6% dell’informazione è stata dedicata dai telegiornali a eventi o contesti di crisi, in costante decrescita rispetto al 10% del 2006. Due crisi che trovano un po’ più di spazio sono quelle in
Afghanistan e in Medioriente. Ma le altre possono beneficiare di ben poca considerazione: nell’estate 2007, a fronte  del numero perlomeno inquietante di 63 notizie incentrate sulla vip Paris Hilton, hanno travato spazio solamente un totale di 41 notizie su Darfur, Somalia, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana e Ciad.
Sembrano classiche iperboli per realizzare una battuta umoristica di successo.
Ma questa è la verità dei fatti.
L’estate 2008 invece vede da un lato Carla Bruni con 208 notizie, i 3 mesi di caldo con 81, Briatore-Gregoracci 33. Dall’altro il tema della malnutrizione viene riportato in 110 notizie, il Sudan 53, il colera in Zimbabwe 12.
A causa dell'audience, con ciò che predilige,  e dei media, che per necessità, pavidità e opportunismo si lasciano dominare dal richiamo degli investimenti pubblicitari, si crea un circolo perverso in cui viene snaturato il senso dell'informazione.
Sarà chiaro in ogni modo ai più che un sistema di comunicazione di questo tipo è seriamente deficitario sia dal punto di vista informativo che, nemmeno a dirlo, formativo.

L’Osservatorio di Pavia scrive che “i media alimentano, animano e influenzano continuamente la vita intellettuale, affettiva e sociale di tutti e in particolare quella degli adolescenti; dai media i giovani attingono elementi importanti per costruire la propria identità e la propria visione del mondo, i propri modelli di salute, benessere, comportamento sociale, la rappresentazione del mondo del lavoro, del consumo, della società in generale”.

Dovremmo permettere a noi stessi di dedicare alcune porzioni del nostro tempo per cercare fonti dignitose e alternative di informazione, approfondire almeno ogni tanto quanto è realmente una notizia nella sfaccettatura più matura e intelligente del termine. Sforzarci di leggere anche solo qualche giornale in più fino alla fine, dare una lettura alle notizie presentate in siti internet che consideriamo attendibili, leggere un libro su realtà semisconosciute per noi, provare la sconcertante sensazione di assistere a come “cambia” il mondo a seconda dei telegiornali che si vedono nello stesso giorno. Sono azioni personali che possono apparire un pizzico faticose e senza grandi ripercussioni nella risoluzioni della maggior parte delle problematiche.

Ma non è così.

La verità è che ci dobbiamo rendere conto che fruire di una informazione completa, imparziale e sensata ci farà crescere e migliorare come persone, ci darà soddisfazione facendoci sentire come risvegliati, vivi e partecipi delle sorti del mondo, ci permetterà di essere più “umani”, non come ovvio sostantivo ma anche riconquistandoci e meritandoci l’aggettivo. Dagli acquisti della spesa che faremo a cosa guarderemo in televisione la sera, dai capi di vestiario che indosseremo alla loro composizione, da chi aiuteremo con i nostri sms di solidarietà ai libri che leggeremo, da chi voteremo a chi sarà destinatario delle nostre mail e lettere di protesta o di sostegno. Di passo in passo ogni nostro comportamento o scelta diverrà il frutto comunque di una maggiore consapevolezza e capacità critica. Qualunque modo di agire decideremo di avere, visti nella totalità delle persone, saremo in grado di influenzare in maniera più responsabile e incisiva ciò che sembrano monolitiche situazioni di fatto, a cui forse difficilmente possiamo opporci come singoli.

Essere informati in maniera adulta e agire di conseguenza non è prescindibile se aspiriamo a una reale democrazia, alla pace, a un profondo rispetto della natura, dei nostri simili e di noi stessi.

E saremo più felici. Sul serio. Tutti.




Sotto trovi alcuni link per decidere di scoprire di più o di sostenere con il tuo aiuto le popolazioni pakistane.



sabato 31 luglio 2010

Baci alla Terra


Un nostro amico di ritorno da un ventennio di eremitaggio su monti lontanissimi, ad altezze inarrivabili, ci domanda se siamo riusciti a bonificare la Terra dalle azioni sconsiderate dell’essere umano.
Con gli strumenti a nostra disposizione, che gli potremmo rispondere?
Ci sono ancora persone che sostengono, per interesse o per ignoranza, che la situazione non è grave come potrebbe apparire dando retta ai più allarmisti.
Ma con uno spirito mediamente critico in pochi minuti di navigazione in internet, in un’oretta di lettura di un quotidiano, per la durata di un documentario naturalistico alla televisione, potremmo fornirgli aggiornamenti e dati così inquietanti da indurlo probabilmente ad accarezzare l’idea di ritornare sui suoi silenziosi monti in men che non si dica.
L’immagine che mi affiora alla mente è quella di un gigante che si dibatte, magari goffamente, in mare aperto per non affogare.
Noi sovente ci limitiamo, convinti di essere sufficientemente distanti, ad osservarlo annaspare e bere sempre più acqua salata.
Partiamo dal presupposto che è assolutamente giusto e doveroso diffondere stime sullo scempio che il genere umano sta perpetrando, permettere alle varie associazioni di suonare i campanelli d’allarme che potrebbero salvarci se ascoltati, trasmettere immagini e raccontare di violenze e pratiche vergognose a scapito dell’Ambiente. Dobbiamo essere consci però che vi è anche il rischio che talvolta, di fronte a notizie dal carattere eccessivamente inquietante, minaccioso o truculento, si ingeneri l’effetto di “spegnere” la nostra riflessione su come opporci e fare la nostra parte in questa battaglia anche culturale.
Sì, perché ci sono individui convinti che tutto ciò non importi loro poi fino in fondo.
Parleremo di loro in un’altra occasione.
Ma c’è anche una grande maggioranza di persone che ha a cuore le sorti della Terra e che amerebbe poter fare di più per migliorarla, nelle moltissime questioni che ne attanagliano la salute e la giustizia: inquinamento, fame, malattie, guerre, razzismo, violenza, soprusi, disagi psichici.
Nonostante il fuoco congiunto di una moltitudine di comunicazioni, talvolta ci arrendiamo di fronte all’energia assorbita dai ritmi quotidiani, quasi supinamente.
Ci si limita, e non è comunque poco, a vivere il meno peggio possibile. Un sospiro ad occhi bassi di fronte a notizie semplicemente pazzesche… e poi la frenesia del nostro stile di vita ci riporta a dover puntare la sveglia alle 6:30 di mattina, lottare per tenerci il lavoro, sopportare paturnie e malumori di una parte di coloro che ci circondano, scontrarci con mille e più impegni, prima che arrivi il momento, alla fine, di coricarci nel letto quasi esanimi, magari all’una di notte.
Ma una voce interna, che la si voglia ascoltare o no, ci dice che così non basta.
La verità è che abbiamo le chiavi del mondo molto più di quello che pensiamo. Non solo con il voto alle elezioni, ma attraverso tutte le scelte di acquisto, grazie alle volte in cui facciamo sentire la nostra voce di fronte a ingiustizie insopportabili, mediante qualunque singolo e apparentemente insignificante nostro comportamento: da come ci vestiamo a che profumo usiamo, da come ci spazzoliamo i denti al fatto che la domenica la si passi a dormire o si esca per una passeggiata.

Siamo forse piccoli di fronte ai giganti che tirano le fila dell’economia e determinano i circuiti del denaro… ma, dentro, grandi se vogliamo.
E, insieme, grandissimi se ce ne accorgiamo.
Da oggi Cerco di Volare lancia quindi un elenco di piccoli gesti ecocompatibili. Ma grandi nella sostanza. Azioni che non sempre comportano il bisogno di mettere mano al portafoglio, al contrario, spesso rappresentano un investimento proficuo. Principalmente un cambio di abitudini, che richiedono un esiguo aggravio in termini di tempo, ma che deve necessariamente essere “sentito". Ascoltato. E sostare in pancia e cervello almeno un attimo, perché si possa sperare chi i potentissimi enzimi del disinteresse, della noia e dell’egoismo non cancellino nel tempo di una notte la nostra volontà di applicarlo o ne disciolgano persino il ricordo.
Inaspettatamente si potrebbe ottenere più di quel che avremmo mai immaginato. Vivere queste iniziative orgogliosamente, aggiunge nuovi significati alla vita, apporta una elettrizzante percezione di contiguità con la Natura , persino rimanendo nelle metropoli. Alimenta una fonte di consapevolezza e felicità profonda, fuori dai riflettori e dall’apparire a qualunque prezzo, molto più personale, ricca e interiore.
Spesso sono azioni che conosciamo bene o che non ci sono del tutto sconosciute.
Ma che non farà male riportare alla nostra attenzione per un istante.
Le presenteremo in Facebook con messaggi agili, propositivi e immediati, che si dibatteranno per non affondare nelle migliaia di altre comunicazioni contemporanee al ciclo di vita di quelli che lanceremo.
Gli approfondimenti invece si potranno trovare in www.cercodivolare.com, nella rubrica Ambiente.
Il nome di questa sezione sarà “Baci alla Terra”. Se sei incuriosito visita il primo Bacio, clicca qui.


Buona lettura!

domenica 25 luglio 2010

Nasce il Blog di Cerco di Volare

Nasce oggi il Blog di Cerco di Volare: un diario di volo in cui vorremmo accorciare le distanze con coloro che provano simpatia per Cerco di Volare.
Affiancherà i siti istituzionali e le nostre pagine e profili in Facebook, Twitter, OKNOtizie, UP News, Digitta etc. con un taglio più colloquiale e interattivo, raccontandoti il dietro le quinte di un sogno che è diventato reale.

Mi presento, sono Lorenzo Zesi, puoi leggere una breve presentazione su chi sono, qui alla tua sinistra. Ti parlerò personalmente, aprendo il diario, ogni volta che vorrai, alla lettura, ai tuoi commenti, alle tue domande.

Sia chiaro subito però che la forza di Cerco di Volare sono le persone che collaborano al progetto. Sono moltissime e puoi andare a conoscerne una parte cliccando qui.
Qui sotto vedi per esempio Rada Dragoman, in una delle due foto insieme a Iacopo Nuti, il professore di sanscrito di Lezioni di Yoga. Un anno fa eravamo andati a Pisa per incontrarlo e farci spiegare come integrare l'antica lingua sanscrita nel DVD di Yoga che stavamo realizzando.


Nei momenti in cui pensavo di non potercela più fare, Rada mi ricordava che "se puoi sognarlo puoi farlo". Una frase di Walt Disney che è stata ed è una stella cometa nel percorso da un'idea raccontata in famiglia ridendo, alla comunicazione "amici, siamo online!"
Cercherò di coinvolgere questi protagonisti a scrivere sul blog, sono individui che sono stati tutti invitati a partecipare per ciò che ho percepito come un mix unico di caratteristiche personali e professionali.


... E sono passati 10 mesi dalla presentazione al pubblico di Cerco di Volare, ma se dedico qualche minuto a scorrere le news si cercodivolare.com o su lezionidiyoga.it mi sembra incredibile pensare che siamo riusciti a organizzare così tante cose e che la risposta delle persone che sono entrate in contatto con l'Impresa sia stata così calorosa.

Come spesso amo riassumere "abbiamo moltissime idee, ma occorre denaro per realizzarle e quest'ultimo, se lavoreremo bene e avremo fortuna, arriverà poco alla volta".

Quindi nei prossimi post ti anticiperò a cosa stiamo lavorando ora. I cantieri sono diversi, ma il più vicino in termini temporali è un progetto legato al mondo dell'equo-solidale, che ci ha impegnato e divertito molto... e che, incrociando le dita, fiorirà tra meno di un mese!
Per ora ti anticipiamo solamente che sono stati acquistati parecchi metri quadrati di tessuto con certificazione Fairtrade.
... ma ti diremo presto di più...

Buona domenica!